- Cultura e creatività
- 14.05.2020
Figma: il web design tool perfetto per progettare il tuo sito
Iniziamo una conversazione
100% 0% 5% 35% 100%
Per dirla con le parole del nostro designer lead Jonathan Regoli, “creare un logo vuol dire trasformare un’idea in uno schema”. Capire cosa questa frase voglia dire ci porta, in questo articolo, ad approfondire la fase di progettazione di un logo che, chiariamolo subito, non è il primo step. Il processo di creazione parte infatti da una approfondita analisi del settore di riferimento del brand per cui si sta realizzando il marchio e non può prescindere da un lavoro completo di Brand Identity che, per quanto trovi forse la sua massima espressione nel logo, non si esaurisce con esso. C’è però un fondamentale momento in cui il designer, assimilate le considerazioni del copywriter, si trova solo davanti al suo monitor. Il momento esatto in cui il logo prende vita: questo è il focus di questo approfondimento.
Come ogni cosa che sia interessante approfondire, anche la creazione di un logo parte da un’idea. Un’idea, però, tutt’altro che labile: un’idea definita, chiara e non soggetta a discussioni. Questo perché, come abbiamo accennato, tutto nasce dalla brand identity: il logo è massima espressione e sunto di come il brand vuole presentarsi, di ciò che vuole comunicare di sé al suo target. L’identità del brand non è mutevole, è una e ben definita. Lo stesso deve valere per il suo logo.
La cristallizzazione dell’idea nel logo è quella che possiamo chiamare la sua trasformazione in “regola matematica”. Non si deve pensare, però, che questo annienti la componente creativa: un logo altro non è che un simbolo, un gioco di richiami e suggestioni che deve configurarsi in un linguaggio universale poiché immediatamente comprensibile da tutti in tutto il mondo.
Senza creatività, non c’è speranza di trasformare l’idea in una regola per la comunicazione di brand.
Sembra incredibilmente astratto trasformare un’idea in un simbolo, in una regola di comunicazione. In realtà, niente di più concreto: è la fase di progettazione di un logo. Questa fase è contraddistinta dalla ricerca dell’armonia, intesa come studio e applicazione delle corrette proporzioni: ecco perché si parla di “logica matematica”. In questo senso, tutti i loghi sono geometrici.
Il primo passo è l’identificazione di un’unità di misura a partire da un dettaglio del logo. Quale dettaglio? Quello che si vuole far “comandare”. La risposta a questa domanda si trova nel marchio stesso: che messaggio deve trasmettere? Cosa vuole comunicare?
In base a questo, si identifica quell’unità di misura che guiderà poi tutte le scelte relative a spazi e proporzioni, sia all’interno del logo che intorno a esso quando si configura la sua compresenza con altri elementi.

Per quanto filosofico e affascinante sia il concetto di ricerca dell’armonia in un logo, questo deve trovare una traduzione concreta, applicabile come criterio al lavoro svolto dal designer.
“Un logo è armonico quando gli spazi sono giusti.”
Ok, ma cosa vuol dire?
Possiamo semplificare dicendo che un logo ha raggiunto i suoi obiettivi di progettazione quando:
Quest’ultimo punto apre due ulteriori riflessioni: quando parliamo di “versioni” di un logo facciamo riferimento non solo ad adattamenti cromatici (il logo è colorato? può stare nero su bianco e bianco su nero?) ma anche a variazioni come lo short logo. Uno short logo è ovviamente diverso dalla sua versione “estesa”, ma è costruito sulla base della stessa regola individuata all’inizio della progettazione e deve rimanere immediatamente identificabile.
Quando invece parliamo di “destinazioni” è importante ricordare che siamo nel 2023: non possiamo pensare solo alla stampa. Il logo deve quindi essere dinamico nella sua capacità di adattarsi coerentemente a supporti diversi tra loro.

Abbiamo parlato di matematica, regole e criteri, ma non dimentichiamoci che quella che stiamo approfondendo è una fondamentale attività di brand identity: un’attività di comunicazione.
Il compito del logo è e rimane quello di comunicare.
Per poter dire di aver “centrato l’obiettivo”, bisogna quindi fare un passo nel campo della psicologia: come percepiscono le persone il tuo logo? Cosa ci leggono?
Per questo, nella nostra digital company non saltiamo mai la fase di test: il confronto è vitale perché il designer che ha creato il logo parte dalla consapevolezza di ciò che vuole raccontare. Bisogna verificare che anche chi non sa nulla del brand e dei suoi obiettivi, scorga nel logo il messaggio giusto.
Fondamentale è quindi avere le idee chiare in partenza: tu hai chiaro cosa il logo del tuo brand deve essere in grado di trasmettere?
Scopri di più
Idee Idee Idee
Figma: il web design tool perfetto per progettare il tuo sito
Rebranding aziendale | Come, quando e casi pratici di una strategia di rebranding
Il valore strategico della Brand Identity: un esempio di applicazione nel mondo Pet Accessories